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Cura delle Emorroidi

Egregio dr Nicastro. Mi ricollego ad una mia precedente domanda: quasi 3 mesi fa, sono stato operato con thd e mucopessia per voluminose emorroidi di 3/4 grado. L'intervento ha risolto il prolasso delle emorroidi interne, ma a circa un mese dall'intervento, sono comparse emorroide esterne che insistono su una metà della circonferenza anale. Inizialmente queste emorroidi si gonfiavano prima delle evacuazioni per poi sgonfiarsi subito dopo. Una decina di giorni fa una modesta protuberanza emorroidaria è rimasta gonfia senza rientrare. Da ieri la situazione è peggiorata molto, con l'espansione e l'indurimento di questa emorroide, fino alle dimensioni di un fagiolo teso e dolente, sembrerebbe un trombo, ma il colore è roseo, non violaceo. È molto dolente tale da richiedere antidolorifici. Volevo chiederle: come posso affrontare questo episodio acuto? Quanto durerà? È possibile che lo strozzamento dei vasi col thd, abbia poi portato ad una riorganizzazione delle arterie a sfavore delle emorroidi esterne? È possibile risolvere definitivamente tale situazione ? La ringrazio in anticipo per il suo consulto professionale.

Caro Signor Alessandro,

l’indicazione all’intervento di dearterializzazione, a mio parere, può essere fatta nella patologia emorroidaria di II e III grado, mentre nel IV grado la terapia chirurgica adeguata è l’emorroidectomia. Lo specialista che ha eseguito l’intervento le avrà senz’altro spiegato che il rischio si soffrire nuovamente di emorroidi dopo l’intervento di derterializzazione è elevato se la patologia ha un grado avanzato. Inoltre da quanto descrive l’intervento eseguito è stato inefficace nella cura della sua patologia in quanto già dopo un mese la patologia si è ripresentata e da circa dieci giorni probabilmente è peggiorata. Questo evento potrebbe essere dovuto a vari fattori quali un difetto nella indicazione dell’intervento, una non corretta esecuzione dello stesso, la persistenza delle cause che hanno provocato la malattia emorroidaria. Una visita colonproctologica, completata con una videoproctoscopia digitale, potrebbe essere utile per una corretta diagnosi e una adeguato percorso di terapia.