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Salve Dottore. Ho sempre sofferto di emorroidi. Le crisi erano comunque gestibili con terapia farmacologica e topica. Un anno fa ho avuto una trombo flebite anale. Consultato uno specialista di conoscenza di mio marito , un proctologo, mi veniva diagnosticato un prolasso del retto e consigliato un intervento risolutivo. E passato un anno da quella visita e io l intervento non l'ho effettuato ma , pochi giorni fa, all improvviso ho avuto un altra crisi emorroidaria che, di notte, mi ha costretto a precipitarmi al pronto soccorso , dove un medico di ha effettuato un manovra di reinserimento in sede delle emorroidi. Il dolore acuto e' svanito anche se permane una piccolissima emorroide molto fastidiosa. Al momento non seguo nessuna terapia se non di carattere topico , con pomate, e lassativi per ammorbidire le feci.Son ritornata dallo stesso specialista, molto disponibile, e la soluzione chirurgica mi si è di nuovo prospettata come l'unica alternativa possibile. Il metodo usato da codesto specialista e il metodo di Longo. Da stamane scorro le pagine web alla ricerca di notizie più dettagliate sul metodo e sono terrorizzata...Credo di aver capito che Lei non e un sostenitore di tale metodologia. Quindi vengo alla domanda . Quali altri metodi la scienza oggi mette a disposizione per interventi risolutivi di emorroidi? E Lei quali di questi ritiene piu efficace? Grazie mille.

Cara Signora Gianna,

a mio parere la cosiddetta tecnica di Longo non è certamente un intervento risolutivo ed è gravato da complicanze tali e gravi che non ne giustificano l’applicazione per la cura delle emorroidi. A parte questa preliminare considerazione, esitono diverse tecniche che possono curare le emorroidi ma queste possono essere utilizzate una volta fatta una corretta diagnosi della patologia, soprattutto in relazione al grado. Nella mia esperienza, l’intervento che garantisce il miglior risultato è l’emorroidectomia che, se condotta lege artis, non prevede dolore post-operatorio, è radicale, ha una bassa incidenza di complicazioni. A suo sfavore depongono tempi più lunghi di ripresa per le normali attività quotidiane rispetto ad esempio ad una nuova scelta terapeutica, quale la dearterializzazione dei plessi emorroidali, con o meno associata proctopessi. Questa tecnica ormai è abbastanza consolidata, tanto che in alcuni centri come quello che io dirigo, si riesce a condurla anche senza l’ausilio de doppler.  Questa comunque non può esere considerata una tecnica definitiva o radicale in quanto i plessi emorroidali non sono asportati e quindi se non sono rimosse, nel postoperatorio, le cause che hanno condotto alla patologia emorroidale, questa nel tempo potrebbe riaffacciarsi, anche se con un minor grado di gravità. L’assenza del dolore postoperatorio, la scarsa presenza di complicanze e la rapida rispresa delle normali attività quotidiane ne fanno la tecnica di prima scelta, a mio parere, nella cura delle emorroidi di seondo e terzo grado.