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Esimio dott. Nicastro, mi chiamo Giovanni ed ho 72 anni. Da alcuni anni soffrivo di stipsi per cui nel mese di giugno del 2012, a seguito di esame defecografico con conclusioni di “intussuscezione retto-rettale, prolasso mucoso occulto” sono stato ricoverato per “prolasso rettale con patologia emorroidaria, stipsi da defecazione ostruita, prolasso mucoso interno” e sono stato sottoposto ad intervento chirurgico di “Rettoanopessia con stapler PPH01 (tecnica sec. Longo) + exeresi dei gavoccioli emorroidari residui sec. Milligan & Morgan. Dopo l’intervento di cui sopra, ho continuato ad avere difficoltà di defecazione con l’aggravante di sentirmi come “cucito, incollato” poco sopra l’osso sacro, con grosse difficoltà anche ad espellere l’aria. Dopo quasi un anno dal primo intervento, a causa del persistere delle suddette difficoltà, nel mese di maggio 2013, a seguito di un nuovo esame defecografico con conclusioni di “intussuscezione retto-rettale, prolasso mucoso occulto” sono stato ricoverato per “esiti di intervento di rettoanopessi sec. Longo con algie pelviche alla defecazione per persistenza di agraphe metallica” e sono stato sottoposto ad intervento chirurgico di “Rimozione di agraphe metallica dal canale anale + plastica sulla cicatrice chirurgica”. Purtroppo, neanche il secondo intervento ha avuto gli esiti sperati ed io continuo ad avere difficoltà di defecazione ed a sentirmi sempre e ancor di più come “cucito, incollato” poco sopra l’osso sacro. Il chirurgo che mi ha operato entrambe le volte mi ha detto che non può fare altro per me. La mia vita è cambiata moltissimo perché non riesco a partecipare alla vita sociale a causa delle mie condizioni fisiche che mi costringono a restare a casa, con conseguenti gravi ripercussioni per la mia famiglia. Nonostante ciò, non ho ancora perduta la speranza di superare queste difficoltà ed è con questo stato d’animo che Le chiedo di aiutarmi. Distinti saluti Giovanni Ligresti

Caro Signor Giovanni,

la sua storia clinica, dolorosa e penosa, merita alcune riflessioni. La stipsi riconosce diverse cause che possono derivare dal colon e anche dalle dinamiche che coinvolgono il retto. Nella sua lettera lei parla di esami eseguiti prima dell’intervento, che hanno messo in evidenza solo le cause rettali (prolasso del retto, ecc.), che hanno, per così dire, giustificato l’intervento chirurgico di anorettopessia sec. Longo. Nulla è stato riferito riguardo alcuni esami importanti che andrebbero eseguiti per un corretto inquadramento della stipsi e cioè, lo studio del transito intestinale con marker (TTI), la manometria anorettale e la colonscopia, esame quest’ultimo importante soprattutto in una persona della sua età. Quindi la persistenza della sua stipsi potrebbe avere anche cause diverse da quelle indicate dalla defecografia. Inoltre è evidente che l’intervento eseguito (come più volte ho affermato in altre risposte) non è, a mio personale parere, efficace nella soluzione della stipsi (così come dimostrato anche dal secondo esame defecografico). I sintomi accusati dopo l’intervento, quali il dolore cronico, è una delle complicazioni descritte per questo tipo di intervento ed è stato giustificato la seconda operazione di asportazione delle agraphes, che spesso porta alla soluzione del dolore. La persistenza del dolore, della stipsi e degli altri sintomi merita un approfondimento e inquadramento diagnostico e per questo le consiglio una visita colonprctologica completatata con una videoproctoscopia digitale e orientata alla valutazione funzionale del pavimento pelvico. Una volta ricercate le cause e fatta una corretta diagnosi è possibile stabilire un corretto percorso di terapia.