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Soffri di stitichezza o colon irritabile e qualcuno ti ha proposto di praticare una ‘idrocolonterapia’?
Oppure, sei un soggetto assolutamente sano, ma ciò nonostante ti hanno proposto l’idrocolonterapia, garantendoti che così potrai prevenire molte patologie?

Prima di accettare o meno il consiglio, forse è meglio che leggi questa pagina, scritta dal Dott. Attilio Nicastro, specialista Colonproctologo.
Dedica qualche minuto alla lettura, poiché le informazioni presenti qui potrebbero aiutarti a preservare la tua salute.

Soffri di stipsi? Non sei il solo

La stipsi è tra le patologie addominali più comuni al mondo.

Basti pensare che il 2% della popolazione generale ne è affetta, ad essa sono correlate milioni di giornate di lavoro perse, milioni di giornate di ricovero ospedaliero ed innumerevoli interventi chirurgici eseguiti per correggere altre patologie direttamente dipendenti da essa.

È esperienza di ogni essere umano incappare in episodi di stitichezza durante la propria esistenza, e reale è il senso di malessere o di disadattamento fisico e psichico a cui si va incontro durante questa evenienza, con l’immediato ricorso all’automedicazione, di qualunque sorta, per risolvere il problema. 

Proprio su questa esperienza fa leva la pubblicità farmaceutica che invita a risolvere il problema velocemente, dolcemente e con soddisfazione, salvo poi avvertire che se il ‘problema‘ persiste è meglio consultare un sanitario. 
Un’ottima strategia di marketing, non c’è che dire: “Prova questo (e compralo), poi se non funziona rivolgiti al medico”.

Un po’ la stessa strategia che adottano i preparati omeopatici.

Ancora peggio sono i rimedi consigliati da amici e conoscenti, pronti a svelare il rimedio adottato dalla cognata della cugina della nonna e tutti sono pronti e lesti ad andare in erboristeria a comprare quel prodotto benefico, naturale, senza ‘effetti collaterali‘, che tanto somiglia alla purga, con il solo pregio di costare di più. 
Questa raccapricciante realtà è confutata dal fatto che in assoluto i prodotti di erboristeria e di farmacia più venduti sono erbe, polveri e confetti lassativi e purganti. 

In questa paradossale situazione non incorre solo il soggetto con la stitichezza ‘del viaggiatore‘, da ‘cambio di stagione‘, ‘da vacanza‘ o ‘da cambio di tazza‘, ma anche colui che ha una stitichezza patologica e non sa più a che santo votarsi.

Un problema antico, con credenze altrettanto antiche

Anche nei tempi antichi la stipsi, pure se non menzionata, doveva rappresentare un problema per un buon numero di viventi.
Bisogna attendere alcuni secoli prima che la medicina prenda in considerazione tale affezione e solo nel XIX secolo i medici iniziano ad ampliare i loro confini verso i disturbi della defecazione.
Si sussurra, negli scritti, che molti potenti soffrissero di stipsi e facessero uso di purganti. 

Questo più che un sussurro potrebbe essere una realtà poiché, all’epoca, il popolo (quando poteva permetterselo), mangiava prevalentemente verdura, i più fortunati anche la frutta, mentre i potenti manifestavano il loro potere anche nel consumo degli alimenti, abbondando con la carne. Questo avveniva in tutte le corti del Vecchio Continente, anche in quella di Francia e si dice che il farmaco preferito da Luigi XIV fosse il purgante. 

È verosimile che la stitichezza attanagliasse i popoli tanto che nel cinquecento i medici consigliavano purghe contro ogni male e, nel XVII secolo il clistere entrava nella pratica medica comune, generando vere e proprie dispute filosofiche sul nome. 

Singolare fu quella che coinvolse anche la Chiesa
Il nome clistere indicava la sostanza che è introdotta nel retto per via anale.
Alcuni medici dell’epoca chiamarono tale pratica lavanda, ma la Chiesa insorse in quanto il termine lavanda era facilmente confuso con la ‘lavanda dei piedi‘ descritta nel Vangelo nel giovedì che precede la Pasqua. 
La polemica finì allorquando proprio Luigi XIV impose al clistere il nome di ‘rimedio‘. 

Tale imposizione si rivelò geniale, tanto che ancora oggi una delle purghe più di moda tra gli stitici porta tale nome, facendo felici gli esperti del marketing odierni, che così possono proporre un medicinale – per ovvi motivi – ‘scomodo’ da smerciare facendolo passare per un comune ‘rimedio’.
Grazie quindi alle grandi doti comunicative del Re Sole, il siringone con il puntale conico, di diversa forgia, entrò in tutte le case, quasi come gli elettrodomestici nell’era moderna.

Nell’Ottocento l’evoluzione della medicina permise di conoscere le dinamiche della digestione e della defecazione e, nonostante Trousseau pubblicò le nozioni sul transito intestinale, purghe e clisteri (sempre chiamati rimedi) imperversavano nella pratica clinica per disintossicare l’organismo. 
La stitichezza era considerata l’origine di molti mali, e addirittura vi furono chirurghi che proposero l’asportazione di tutto il colon dei pazienti stitici per curare anche malattie infiammatorie delle articolazioni, polmonari, cardiache e molte altre. 

Tali credenze scientifico-popolari, non suffragate da nessuna ricerca sperimentale e nessun dato reale se non dalla buona fede e da una buona dose di ignoranza, resistono fino ai nostri tempi, basti pensare alla diffusione della idrocolonterapia

Cos’è l’idrocolonterapia e come si esegue

Propagandata come una ‘panacea purificatrice‘, che aiuta a risolvere tutti i mali, ‘purificando‘ il colon, questa tecnica può essere definita un ‘clistere a pressione‘. 

Tale terapia non è attualmente supportata da nessun rilevamento scientifico che ne attesti con certezza i benefici.
Come visto in precedenza, i supposti vantaggi della ‘pulizia intestinale’ forzata sono un concetto antico, e l’idroncolonterapia fa parte delle tante metodologie che rientrano nel calderone delle antiche credenze, non dissimili dal ‘rimedio’ suggerito dal Re Sole.

L’idroncolonterapia (anche se il termine ‘terapia’ dovrebbe essere sempre proibito, in quanto terapia tale pratica non è) prevede la ‘pulizia’ di tutto il colon, dal retto fino al cieco, con un apposito apparecchio che immette acqua in tutto l’intestino ad una certa pressione, permettendo al contempo lo svuotamento della stessa con annessi rifiuti fecali.

La pratica, non dissimile da quella di un potente clistere, ha una durata considerevole: tra i 45 ed i 60 minuti, ed è solitamente ripetuta più volte.
Secondo i fautori della pratica (che, ripetere giova, non ha avuto mai riscontri scientifici attendibili), il lavaggio intestinale può essere ripetuto fino anche a 20 o anche più ‘riempimenti‘, col solo fine di ‘pulire’ la parete intestinale.
L’assurdo del presupposto è che ‘pulito’ significa ‘sano’.

Non sempre è così: il colon è un ottimo esempio di come ‘pulito’ non voglia dire assolutamente ‘sano’. 
In un soggetto sano, l’intestino non necessita di nessun sistema di ‘purificazione’, tantomeno con clisteri ad alta pressione.
Alterazioni della flora batterica intestinale vanno analizzate e trattate con antibiotici o probiotici a seconda dei casi, nonché con la giusta alimentazione.
Non esiste assolutamente un metodo unico per ‘pulire’ un qualcosa che, in ogni momento della nostra giornata, è sempre naturalmente ed ovviamente sommerso di batteri.

L’intestino semmai va aiutato a svolgere la sua vitale funzione, dispensandogli alimentazione errata o carente di nutrimento, stress, batteri nocivi e qualsiasi altro fattore che possa recargli infiammazione o disturbo.

Perché si dovrebbe eseguire l’idrocolonterapia?

A livello medico-scientifico, non si dovrebbe eseguire.
Ma secondo i sostenitori di tale pratica, la ‘pulizia’ interna delle pareti intestinali porterebbe svariati benefici, tra i quali:

  • ‘Cura’ della stipsi;
  • ‘Cura’ della colite;
  • Eliminazione del gonfiore intestinale;
  • Eliminazione della flautolenza;
  • Mal di testa;
  • Nervosismo;
  • Insonnia;
  • Riniti, 
  • Acne, dermatiti, eczemi ed invecchiamento della pelle;
  • Stanchezza cronica;
  • Cellulite;
  • Cattivo umore, malessere generale, diminuzione della concentrazione e delle facoltà intellettive;
  • Caduta delle difese immunitarie;
  • Reumatismi;
  • Asma bronchiali;
  • Prostatite cronica

In pratica, più che un trattamento l’idrocolonterapia sembrerebbe essere, a detta dei suoi estimatori e praticanti, una panacea per un’impressionante quantità di patologie, alcune delle quali anche molto serie.

Come è subito immediato notare, le patologie che l’idrocolonterapia dovrebbe ‘curare’ sono talmente tante e con sintomatologia talmente generica che possono derivare da infinite cause.

Nessuna ricerca scientifica ha mai provato né la correlazione (benefica) tra frequenti lavaggi intestinali con acqua a pressione e la dimissione di anche solo una delle patologie che la pratica dovrebbe sanare.

Un punto su cui i fautori della tecnica battono sempre con veemenza sarebbe quello di eliminare le ‘tossine’ nell’intestino.
Cosa che il colon fa comunque continuamente per sua fisiologica funzione, espellendo quotidianamente le feci.

Feci che, è bene sottolinearlo, sono già scarti prodotti dall’apparato digerente e destinati all’espulsione, e sono per buona parte composte da batteri ed acqua, oltre che da residui alimentari non digeribili.

Un pregiudizio antico per tempi moderni

Il concetto di ‘purificare‘ il colon resiste fino ai tempi moderni, è ben radicato nella credenza popolare. 

Su questo preconcetto fanno leva anche molte società delle acque minerali che attraverso modelle, uccellini e campioni sportivi mandano il messaggio che digerire meglio, purificandosi dentro, significa essere più belli fuori e migliorare anche nella ‘prestazione‘ atletica. 
Tutto questo naturalmente bevendo quelle acque ‘miracolose‘ (a conferma del miracoloso, testimoniano anche le monache). 

Sembra ovvio affermare che bere in maniera adeguata acqua migliora lo stato di salute delle persone, ma questo obiettivo si può facilmente raggiungere, scientificamente, bevendo semplicemente l’acqua potabile che fuoriesce dai rubinetti delle nostre case, mentre l’utilizzo di quelle minerali naturali vengono consigliate dagli specialisti solo in alcune particolari patologie.
Che la pubblicità sia l’anima del commercio è cosa risaputa, ma l’etica e la morale pubblica dovrebbe bandire, secondo il parere di molti medici, i messaggi pubblicitari che sfruttano, in maniera evidente o subdola, il bisogno di salute delle persone.

Si può essere consapevoli delle capacità della medicina ‘non convenzionale’ nel risolvere alcuni problemi legati alla salute, principalmente per patologie blande e che l’organismo, comunque, riesce in molti casi a trattare da solo.
Ad esempio la fitoterapia, che ha un naturale ed efficace potere terapeutico in alcune patologie del colon. 
Ma la fitoterapia è comunque basata su principi attivi, di piante o estratti di piante.

Ci sono studi e pareri positivi anche sulla teoria PNEI Olistica nella valutazione generale di una malattia, anche della partecipazione del nostro sistema immunitario nel combattere le malattie, anche i tumori. 

Ed il colon, tra le sue tante funzioni, ha quella di essere un potente ed importante sistema immunitario, ma non si può non avere molte perplessità sul fatto che l’idrocolonterapia può esaltare le difese immunitarie dell’uomo a tal punto da curare patologie serie, come neoplasie, stipsi cronica, morbi di origine genetica et similia.

Concludendo: l’idrocolonterapia cura la stipsi?

No, non la cura.
Come nessun altro clistere o lassativo.
La stipsi cronica è causata da svariati fattori, che non vengono curati né immettendo acqua nel colon e né provocando contrazioni artificiali dello stesso.
La stipsi cronica è una patologia seria ed invalidante, che deve essere trattata analizzando ed intervenendo su molti settori, a cominciare da una dieta adeguata e la riabilitazione dell’intestino stiptico cronicizzato.

L’idrocolonterapia può prevenire patologie come il tumore del colon?

No: nessuno studio ha finora dimostrato che immettere acqua a pressione nell’intestino possa prevenire l’insorgenza di neoplasie dello stesso.

Le formazioni tumorali del colon degenerano direttamente dalla mucosa, secondo una predisposizione genetica oppure una modifica del DNA causata da fattori esterni, come ad esempio l’abuso di alcolici, tabagismo, patologie intestinali croniche e un’alimentazione sbilanciata, eccedente di grassi e proteine e povera di fibre.

L’idrocolonterapia può prevenire o eliminare il gonfiore intestinale e la flautolenza?

No, non può.
Al massimo, può ‘svuotare’ l’intestino, come peraltro fa qualsiasi clistere (infiammando però il colon).

Gonfiore intestinale ed eccesso di flautolenze varie associate o meno sono quasi sempre causate da un’alterazione della flora batterica e la conseguente iper-produzione di gas.
Le cause di queste alterazioni possono essere molteplici, ma di certo immettere acqua a pressione nell’intestino non può trattarle.

L’idrocolonterapia elimina le ‘tossine’ nell’intestino?

Gli elementi di scarto, non digeribili o non digeriti dal corpo (comprese le tossine) sono già efficacemente eliminate dagli organi preposti a farlo: principalmente fegato e reni.

Il colon non ha una funzione di assorbimento di nutrienti, ma assorbe acqua, sali e sintetizza alcune fondamentali vitamine (questo grazie alla flora batterica che vive in simbiosi al suo interno).

Eliminare tossine‘ dal colon ha quindi nessun senso scientifico, datosi che all’organo non è richiesta alcuna azione di filtro e che, cosa che non sempre si comprende appieno, vi è una profonda simbiosi con i microbioti umani (soprattutto il noto Escherichia coli).

Immettere regolarmente acqua a pressione nell’intestino può anzi disequilibrare la simbiosi con i batteri assieme all’equilibrio idroelettrolitico, peggiorando lo stato intestinale del paziente.

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