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a contatto con voiI GUAI DOPO L’INTERVENTO

Il dolore pelvico dopo gli interventi demolitivi del retto.

Dopo gli interventi chirurgici che prevedono la asportazione dell’ano e del retto, lo spazio pelvico residuo va incontro a trasformazioni cicatriziali che possono evocare dolore dopo un variabile periodo di tempo. Da sempre il dolore pelvico ha preoccupato i clinici, in quanto questo poteva essere legato alla ripresa della malattia di base. Per questo motivo, nei controlli post-operatori, particolare importanza veniva attribuita allo studio della pelvi ed ai suoi cambiamenti morfologici.

E’ esperienza comune di molti lettori, che i “fastidi” presenti dopo l’intervento erano legati maggiormente alla ferita posteriore che, spesso, veniva fatta guarire gradualmente con l’impiego di zaffi e continue, dolorose, medicazioni. Inoltre, in molti pazienti, permane la sensazione della presenza del retto ed il bisogno di defecare per via naturale (Sindrome del retto fantasma). Il primo problema può, a volte, essere superato con la sutura immediata della regione perineale; la sensazione del “retto fantasma” è invece correlata direttamente all’amputazione dell’organo ed è dovuta a problematiche psicologiche, simili a quelle presenti nei pazienti amputati d’arto (Sindrome dell’arto fantasma). Infatti, nell’immediato post-operatorio, i pazienti ancora non riescono pienamente a prendere coscienza della mancanza dell’organo ed ogni tipo di stimolo nella regione, prima occupata dalla parte amputata, viene ricondotto alla presenza dell’organo stesso. Spesso la sindrome del retto fantasma regredisce spontaneamente, dopo l’adattamento del paziente alla presenza della stomia, ma in alcuni casi è necessario un supporto psicologico per la risoluzione del sintomo.

In questa ottica la presenza del dolore perineale potrebbe evocare, in alcuni casi, una forma lieve di sindrome del retto fantasma che si manifesta come la necessità di una impellenza evacuatoria.

Questo tipo di sintomo è legato a due importanti motivi: il primo può essere la possibilità di una recrudescenza della malattia di base; il secondo, l’eventuale presenza di processi cicatriziali, o ascessuali, o anche grossi coaguli ematici residui non completamente riassorbiti, che imbrigliano nel loro contesto o comprimono le terminazioni nervose, riccamente presenti in questa regione.

In caso di dolore perineale, è importante che il paziente si rivolga allo specialista che ha a sua disposizione, a seconda dei casi, la prescrizione di esami strumentali sicuri ed affidabili quali la T.A.C., la R.M.N. e l’ecografia al fine di discriminare la diagnosi. A tal fine, nella nostra esperienza, abbiamo sperimentato una indagine ecografica condotta per via perineale, cioè poggiando la sonda sulla regione dove era presente l’ano. Questo esame, se ben condotto, riesce ad essere affidabile da un punto di vista diagnostico, ha un basso costo, è ripetibile e non e’ invasiva.

Il trattamento del dolore perineale può essere medico e chirurgico. Nel primo caso si ricorre all’uso di farmaci antiinfiammatori ed antidolorifici. Il trattamento chirurgico è ancora molto discusso e dibattuto. Nella nostra esperienza, abbiamo trattato chirurgicamente solo pazienti con dolore perineale importante e persistente, o con evidenza di lesioni cicatriziali vaste ed infiltranti. Le tecniche attuate sono state la escissione della lesione e/o la coccigectomia. Inoltre, abbiamo ottenuto buoni risultati con l’infiltrazione anestetica della lesione e con il drenaggio, mediante aspirazione, delle lesioni ascessuali.

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