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Buonasera dottore sono una giovane donna di 35 anni, ad aprile 2014 in seguito a tre giorni di fortissimi dolori zona perianale mi sono recata al pronto soccorso dove il dottore di turno mi ha diagnosticato un ascesso perianale che è stato inciso e drenato. mi è stato consigliato di vedere un chirurgo per sospetta fistola ma non mi sono state prescritte medicazioni in ospedale, le ho fatte da sola a casa mia, mi hanno solo prescritto antibiotici. un mese dopo il 1°chirurgo mi ha visitata con degli specilli che mi hanno provocato non poco dolore,la diagnosi è stata: non piu flogosi,esiti cicatriziali, non evidenti tramiti fistolosi.mi è stato detto che era tutto a posto ma che se volevo potevo farmi operare per togliermi il pensiero, ho chiesto consiglio e mi è stato detto che la decisione spettava a me.. io piuttosto confusa ho aspettato di avere un altro parere, ma ho aspettato troppo visto che purtroppo ad agosto 2014 dopo 2 giorni di dolori che ho subito riconosciuto mi sono recata di nuovo al pronto soccorso,sono stata cosi mandata da un 2° chirurgo che mi ha visitata senza strumenti e mi ha diagnosticato una tumefazione perianale. mi è stato prescritto antibiotico e chiesto di fare un controllo dopo una settimana . al controllo con un 3°chirurgo avevo notevole dolore,questi mi ha inciso la tumefazione e schiacciato il pus, diagnos:microincisione e drenaggio di una goccia di pus, mi è stato chiesto di ripresentarmi per un controllo dopo una settimana. ora le domando una cosa, ho chiesto a tutti e 2 i chirurghi visti ad agosto se dovevo farmi visitare da un proctologo per capire se ho una fistola ma entrambe mi hanno detto che non serviva e che il mio problema si sarebbe risolto in poche settimane. ora sento e vedo che la zona si sta di nuovo gonfiando, sono piuttosto abbattuta e non so più se fidarmi dei chirurghi che mi hanno visitata, non so cosa fare, mi può consigliare?devo vedere un proctologo? un chirurgo? il mio medico?......la ringrazio moltissimo per l'attenzione, il suo consiglio mi solleverà molto il morale.

Caara Signora Stefania,

a quanto leggo esistono dubbi sulla presenza o meno di una fistola perianale che da luogo alla formazione di ascessi, anche se di pur minima entità. Riguardo lo specialista da consultare il chirurgo generale è in grado di fare una corretta diagnosi e di eseguire le opportune terapie ma il chirurgo colonproctologo ha certamente una impostazione diversa e probabilmente più aggiornata. Ad esempio, in caso di dubbi, come nel suo caso è utile eseguire una ecografia endoanale con sonda rotante che solo il chirurgo colonproctologo indica ed esegue. Questo esame, se ben eseguito, porta ad una diagnosi corretta e permette di stabilire un adeguato percorso di terapia.

Mi sono operato a maggio di emorroidi thd presso l'Ospedale Gemelli di Roma. A distanza dal periodo di operazione sento esternamente le emorroidi..e continuo ad avere molto gas...a volte incontrollabile. A volte la sensazione è che l'operazione non è andata a buon fine. Cosa mi può consigliare dottore? La ringrazio molto..

Caro Signor Sergio,

come le sarà stato certamente spiegato prima dell’intervento la dearterializzazione con THD non asporta le emorroidi ma cura l’iperafflusso di sangue che porta alla loro dilatazione e prolasso. In caso di prolasso delle emorroidi fuori dal canale anale è possibile eseguire una proctopessi, ovvero il riposizionamento, mediante sutura con punti, della parte in eccesso di mucosa all’interno del retto. Credo che questa sia stata la tecnica eseguita dal chirurgo ed è possibile che quelle che lei descrive come emorroidi in realtà possano essere delle marische. Riguardo l’eccessiva produzione di gas e la perdita involontaria di questo, sarebbe opportuno valutarne attentamente la causa. Le consiglio una visita colonproctologica completata con videoproctoscopia digitale per una corretta diagosi e un adeguato percorso di terapia.

Dopo intervento starr sono passati 2anni non è che abbia risolto. Sono stata operata prolasso rettocele ancora ho continue contrazioni e molto aria sembrano contrazioni da parto se è molto gentile da rispondermi grazie

Cara Signora Luisa,

credo che questi sintomi non siano proprio legati alla presenza di un prolasso del retto con rettocele e spero che questi non siano stati i motivi che hanno portato all’intervento di STARR.  Le cosniglio una visita colonproctologica completata con una videoproctoscopia digitale per comprendere la causa dei suoi sintomi e impostare un adeguato percorso di terapia.

Salve Dottore, è da tempo che soffro di emorroidi e ragadi a periodi alterni con episodi più o meno importanti. A seguito della formazioni di alcuni trombi, sono rimasti dei lembi di tessuto più lasso che permangono all'esterno dell'ano (non so se hanno un nome specifico). Vorrei sapere se è possibile che col tempo si riassorbano, almeno in parte, e se c'è qualcosa che mi consiglia di fare per favorire la cosa. Grazie mille e buona giornata.

Cara Signora Annalisa,

i lembi di tessuto all’esterno dell’ano che lei descrive sono detti marische, che rappresentano dei lembi cutanei cicatriziali  conseguenti alla patologia acuta e cronica sia essa una patologia emorroidale o una ragade. Le marische tendono ad ingrandirsi o ad “infiammarsi” quando si hanno episodi acuti di patologia, determinando vari sintomi quali dolore e prurito. Tendono a regredire nelle fasi di quiescenza della patologia anale e comunque permangono. Solitamente sono asportate durante un intervento che prevede la cura della patologia anale oppure possono essere asportate qualora diventano sintomatiche (prurito, fastidio, ingombro ecc.) o per una ragione estetica.

Dottore sono 4 anni che soffro di ectasie venose emorroidarie interne ed esterne, ma la problematica piu' importante e' una ragade di 2 cm. che mi sta dando tanto dolore. Ho cambiato piu' cure... sono andata da un proctologo e due chirurghi ma tutti provano con la terapia medica non risolvendo il problema. Non e' possibile che nessuno voglia operare questo disturbo che mi sta portando all'esasperazione... mi puo' dare un consiglio...grazie

 Cara Signora,

comprendo la sua perplessità e la sua sofferenza ma credo che se ben tre specialisti hanno optato per una terapia medica anziché chirurgica, per la cura della ragade anale, probabilmente ne hanno constato la possibilità di un successo terapeutico oppure hanno valutato dei rischi che controindicano l’intervento chirurgico. Gli specialisti avranno senz’altro valutato il grado di cronicità della ragade attraverso un esame endoscopico di base (anorettoscopia o meglio una videoproctoscopia digitale) e quindi preso la decisione di un trattamento medico locale. Se, nonostante le cure mediche, la ragade a breve medio termine non cicatrizza, a mio parere, bisogna prendere in considerazione l’opzione chirurgica e nel suo caso si dovrebbe anche valutare la gravità e lo stadio della patologia emorroidale per una cura definitiva della patologia anale. La chirurgia della ragade anale non presenta alcuna difficoltà di esecuzione e la tecnica da attuare prevede una attenta valutazione diagnostica volta a comprendere la presenza di un eventuale ipertono dello sfintere interno o un deficit dello sfintere anale esterno, la presenza di complicanze (ascessualizzazione, fistolizzazione) o di altre patologie associate,  la presenza di papilla ipertrofica e di marisca, la profondità e quindi la cronicità. Fatte queste valutazioni è possibile procedere all’intervento chirurgico con una tecnica adeguata alla risoluzione della patologia.

Gentile dott. Nicastro desidero chiederLe un consiglio. Ho 52 anni, ho avuto due parti ed ho ancora un ciclo mestruale regolare. Da circa 5 anni faccio regolare attività fisica iniziata gradualmente con ginnastica aerobica all'aperto e corsetta lenta (7 min./7,30 min. al km.) e aumentata nel tempo con estensione allo yoga, alla frequentazione di una palestra e al nuoto. Circa un anno e mezzo fa mi sono resa conto di avere un problema di cedimento del pavimento pelvico reso evidente da piccole perdite di urina sotto sforzo (ad es. nella corsa o starnutendo) e urgenza minzionale. La valutazione della mia situazione fatta da una specialista in riabilitazione del pavimento pelvico riscontrava un colpocele anteriore di 2°, ipermobilità uretrale, colpocele posteriore di 2° e a livello anale rettocele di 2°. Mi sono stati insegnati gli esercizi di rinforzo del pavimento pelvico e della parte anale e a distanza di circa 8 mesi dedicati con grande impegno a questo problema posso dire di avere risolto l'incontinenza urinaria e l'urgenza minzionale che mi rendeva difficile programmare anche una semplice gita giornaliera. Cerco di tenere il mio intestino molto regolare altrimenti ho un senso di peso nella parte posteriore della vagina. Mi era stato proposto, per rinforzare la parete prolassata fra il retto e la vagina, di fare delle iniezioni di acido jaluronico ed in merito desideravo avere la sua opinione. Ho capito che tutto ciò che mi provoca una pressione intraddominale non va bene e la corsa purtroppo ha queste caratteristiche ed anche esercizi in palestra come gli addominali o il sollevanento di pesi. Un fisioterapista a cui mi sono rivolta per questo problema mi sta aiutando a rinforzare la muscolatura addominale ed abbiamo iniziato con esercizi di rinforzo del trasverso dell'addome che effettuo unitamente alla contrazione del perineo. Credo di aver capito che dovrei imparare a mettere in moto questo meccanismo "difensivo" quando mi sottopongo ad uno sforzo che potrebbe ulteriormente danneggiare la precaria situazione del mio pavimento pelvico. Come diceva la mia specialista sono "borderline" e un po' mi spaventa l'avvicinarsi della menopausa e un ulteriore eventuale cedimento della muscolatura. Cosa mi consiglia? Ho scoperto tardi la ginnastica e me ne sono innamorata. Ho sospeso la corsa che era l'attività piò impattante per il mio pavimento pelvico. Credo che indietro non si possa tornare, dovro' tamponare questa situazione con innumerevoli ore dedicate alla ginnastica pelvica ed addominale come faccio ora o le iniezioni di acido jaluronico potrebbero miracolosamente risolvere i miei prolassi. Mi piacerebbe tanto tornare a correre.... crede che sarà possibile? Sarei molto felice di avere un suo consiglio. La saluto e la ringrazio anticipatamente per il tempo che mi dedicherà con un suo prezioso consiglio.

Cara Signora Graziella,

mi perdoni ma non ho alcuna esperienza sull’utilizzo dell’acido jaluronico nelle disfunzioni del pavimento pelvico, anzi credo che sia la prima volta che mi capiti una prescrizione del genere in tanti anni di professione. Io credo che nella sua situazione una adeguata riabilitazione del pavimento pelvico comprendente, oltre alla ginnastica, l’elettrostimolazione e il biofeedback possa risolvere molti dei suoi sintomi e, personalizzando i protocolli di trattamento, permettere anche la ripresa dell’attività sportiva.

Buongiorno dottore, Ho un grande bisogno di aiuto. Mia madre che ha 66 anni è malata di Alzheimer e sofre di stipsi. Purtroppo negli ultimi tempi credo non sia neanche piu consapevole Di come si fa per defecare. Ancora va in bagno quando ha lo stimolo ma avendo le feci dure non riesce a farlo e non spinge. Ho provato di tutto un po. Sciroppo, tisane, prugne, movicol, 12 erbe e per Ultimo ogni 10 giorni circa le devo fare il clistere. Purtroppo in questi giorni neanche quello ha fatto effetto. Non so più cosa fare. Mi può dare qualche consiglio per facilitarle L'evacuazione? La ringrazio anticipatamente. Cordiali saluti.

Cara Signora Cristina,

purtroppo le persone affette da patologie neurologiche gravi accusano anche una alterazione delle evacuazioni potendo manifestare stipsi e incontinenza. Probabilmente la stipsi dipende anche dai farmaci somministrati e, anche se molto difficile, questi pazienti possono trovare sollievo solo con l’uso di stimolanti (lassativi e purghe), cosa che leggo lei ha già somministrato a sua madre.  Oltre a curare l’alimentazione favorendo l’assunzione di frutta e verdura, le consiglio di far bere a sua madre più acqua durante i pasti allo scopo di favorire ulteriormente la formazione di feci morbide. Se anche questo accorgimento non dovesse funzionare credo che l’unico provvedimento da prendere sia il wash-out ovvero l’utilizzo cadenzato dei clisteri evacuativi.

Gentile dr.Nicastro, il 22 settembre 2014 sono stato operato per una ragade anale comparsa circa due mesi fa e l'intervento è descritto "recentazione ragade anale ore 12 e plastica Y,V plica anale". Sono stato dimesso il giorno successivo con diagnosi di ragade anale, prolasso rettale, altre anomalie dell'intestino (credo si tratti di emorroidi di 1° grado e leggera diverticolosi diagnosticate 2 anni fa a seguito di colonscopia). A distanza di 5 giorni dall'intervento non sono ancora riuscito a defecare e ogni volta che ci provo, lo stimolo c'è, avverto lancinanti dolori come avveniva prima dell'intervento chirurgico. Le preciso che, pur non mangiando molto, seguo una dieta per la stipsi con molta acqua e verdura. Il chirurgo che mi ha operato mi ha prescritto tachipirina da 1000 al bisogno, semicupi con euroclorina e bustine di psyllogel mattina e sera e lattulosio. Vorrei cortesemente sapere se i sintomi sono compatibili con il decorso post operatorio poichè sono molto preoccupato perché non riesco ad evacuare da giorni e perché avverto fortissimi dolori quando ci provo. Cerco di non fare troppi sforzi come invece facevo prima dell'interventi. Qualora la situazione dovesse persistere cosa mi consiglia di fare? Contattato il chirurgo mi ha riferito di prendere 2 cucchiai di lattulosio mattina pomeriggio e sera ma vedo che non serve a niente. La ringrazio.

Caro Signor Marco,

in alcune persone possono presentarsi disturbi della defecazione dopo un intervento proctologico, legati ad una “inibiziaone psicogena”, ed è per questo motivo che nel post operatorio sono prescritti lassativi ed emollienti fecali. Questo fenomeno avviene, con una certa frequenza, dopo gli interventi per ragade anale. Nel suo caso, cinque giorni senza evacuare sono troppi e, a mio parere, forzare la defecazione con fibre, emollienti e lassativi, potrebbero non risolvere il problema, in quanto il ristagno di feci per un così lungo periodo ha potuto portare alla formazione di un fecaloma. In questi casi uno dei rimedi possibili è l’esecuzione di un clistere evacuativo, da eseguire con molta delicatezza e accuratezza e in presenza di un medico.

Egrgio Dottore, vorrei sapere se nei pazienti operati di tumore( polipo adenomatoso di 2.5 cm) al sigma( anastomosi chirurgica TT ), l'impianto delle clips è regolabile oppure no.In parole povere è possibile che il chirurgo possa averle applicate troppo strette? Che possibilità ci sono di sviluppare un occlusione intestinale a 2 mesi dall'intervento? Se si, quali sono le possibili cause? La ringrazio per la cortese attenzione.

Cara Signora Elena,

per eseguire l’anastomosi termino – terminale (TT) tra due tratti di colon il chirurgo utilizza delle cucitrici che utilizzano dei punti metallici e  hanno un diametro prestabilito. Eventuali restringimenti (stenosi) non possono essere considerati errori chirurgici ma sono legati ad una anomala cicatrizzazione dei tessuti. La stenosi e la sua gravità può essere valutata solo con un esame endoscopico o meglio radiografico e solo dopo si può valutare il rischio della occlusione e quindi eseguire adeguate dilatazioni.

Buonasera Dott. Nicastro, vorrei sottoporle la mia situazione. Ho 74 anni e da almeno 20 anni soffro di stipsi cronica, tanto che per evacuare ogni giorno uso il clistere, perché non riesco ad espellere le feci dall'ampolla rettale. Oggi ho effettuato la colonscopia con esito: assenza di lesioni mucose. Diverticoli al colon sx con ampio colletto e fondo regolare. Reticolo vascolare ben rappresentato. Nel retto in retroversione plesso emorroidario interno congesto. Prescrizione Rifacol 200 mg 1 cpr per 2 (mattina e sera) per 6 gg. mese. Dovrei anche effettuare in ottobre la Defecografia. Le chiedo cortesemente quale potra' essere per me la conclusione di questa situazione di evacuazione intollerabile che mi perseguita da troppo tempo. La ringrazio infinitamente.

Cara Signora Angela,

le cause della stipsi sono diverse e andrebbero ben valutate per comprendere un adeguato percorso di terapia. Probabilmente la sua stipsi ha condotto alla formazione dei diverticoli nel colon e questi, a loro volta, non facilitano lo svuotamento intestinale. Ma il problema, mi sembra di comprendere, è la difficoltà alla espulsione delle feci. Questo potrebbe dipendere da un deficit funzionale del pavimento pelvico. La defecografia o meglio una defeco-RMN dinamica, potrebbe essere utile nel valutare le eventuali alterazioni del distretto pelvi-perineale e solo dopo è possibile formulare un adeguato percorso di terapia.

salve, le scrivo per mia nonna che soffre di incontinenza intestinale severa. Ha 98 anni, è in demenza ed invalida al 100%. Mia madre le cambia il pannolone 2 o 3 volte al giorno da anni con tanta fatica (ha oramai 73 anni). Mia nonna è sempre in diarrea, e serve un continuo cambio anche di abiti perchè da distesa, esce dall'alto verso la schiena. La mia domanda è, esiste un catetere intestinale o una soluzione che possa rendere piu' facile la vita quotidiana di mia madre che oltre a cambiarla, e in continua pulizia di vestiti, lenzuola e piagimi. Grazie Maia

Cara Signora Maia,

le cause dell’incontinenza fecale sono diverse. Nel paziente anziano, oltre alle cause psichiatriche e neurologiche, si aggiungono altre patologie proprie del paziente anziano. Nel caso di sua nonna la prima considerazione da fare è comprendere la causa della diarrea. Infatti, già curando la diarrea, si facilita l’assistenza del paziente anziano, allettato e con una grave invalidità neurologica. Valutando poi le condizioni cliniche e determinando la cronologia dell’evacuazione (spesso questa avviene dopo i pasti) è possibile mettere in atto alcuni accorgimenti (posizionamento di una comoda, metodica del wash-out) che permettono di non far sporcare il paziente e rendere l’assistenza più facile e prevenire altre patologie. Inoltre esistono delle protesi di raccoglimento del materiale fecale che vengono applicate nella regione perianale idonee per evitare i continui cambi permettendo una igiene adeguata.

Ho subito intervento di prolasso mucoso rettale dell'anno 2012, da allora ho problemi nella defecazione, al mattino non posso uscire di casa in quanto quando sento lo stimolo che e' abbastanza frequente non riesco a tenerla devo usare il pannolone e sono dimagrita precocemente, ricordo che ho 62 anni e cio' mi comporta molto sconforto, la ringrazio se mi puo' inviare una sua opinione, non sa quanti proctologi ho girato ma senza nessun risultato anche dopo la ginnastica anale

Cara Signora Giovanna,

innanzitutto sarebbe necessario sapere quale tecnica è stata utilizzata per la cura del prolasso mucoso del retto. E’ possibile che l’intervento chirurgico abbia modificato l’anatomia del retto o alterato la funzionalità degli sfinteri anali, causa a loro volta dell’urgenza defecatoria e della conseguente incontinenza. La valutazione di questi parametri è possibile con una visita colonprctologica completata con la videoproctoscopia digitale e, a seconda del giudizio del medico, completare le indagini diagnositiche con la manometria anorettale e con l’ecografia endoanale con sonda rotante. Fatta l’esatta diagnosi è possibile stabilire un adeguato percorso di terapia.

gent.mo dott. Nicastro, circa due anni fa mi è stata diagonosticata una fistola perianale bassa, derivata da un ascesso. dopo una prima terapia antibiotica, non ho effettuato altri controlli, anche se la fistola è sempre presente, non è dolorosa, ma è come se avessi sempre la zona perianale molto calda. può essere dovuto ad infenzione? mi è stato detto che posso risolvere la cosa solo con intervento. ma se lasciassi le cose così, a cosa andrei incontro? il calore e l'eventuale infezione cosa comporterebbero a lungo andare?

Caro Signor Francesco,

la fistola perianale è per definizione una infezione cronica la cui risoluzione è solo chirurgica, con l’asportazione della fistola e quindi dell’infezione. La persistenza di una infezione cronica non è mai una condizione da trascurare e il persistere della patologia può esporre la persona a rischi reali sia in termini della qualità che della quantità di vita.

Gentilissimo Dottor Nicastro, la contatto per un problema che mi assilla ormai da troppi anni,sin dall'adolescenza. Sono una ragazza di trent'anni e soffro di una continua e costante incontinenza ai gas, che, come può immaginare, non mi consente di vivere serenamente la mia vita ed è molto limitante sul piano sociale. In questi anni ho imparato a convivere con tale handicap, non accettando di sentirmi diversa dalle altre e non riuscendo, soprattutto, a rivelare a nessuno tutto ciò. Ma ora sento di non poter andare avanti,e so che nulla sarà possibile se non riuscirò ad affrontare il problema. La prego di indicarmi la strada da percorrere ed il primo e i passi successivi per ovviare a questa terribile situazione. La ringrazio

Cara  Signora,

l’incontinenza fecale riconosce molte e differenti cause. L’esatta individuazione della causa scatenante il sintomo è necessaria per un percorso corretto di terapia. La visita colonproctologica completata con la videoproctoscopia digitale, permette al medico di valutare la gravità del sintomo, un primo orientamento diagnostico e comprendere quali potrebbero essere i fattori scatenanti, siano essi di origine intestinale che proprie dell’ano. A questa prima fase potrebbe far seguito una fase di valutazione funzionale e morfologica degli sfinteri anali mediante la manometria anorettale e l’ecografia endoanale con sonda rotante a 360°. Nel suo caso mi sembra di comprendere che si tratti di una sola incontinenza ai gas che clinicamente è considerata una incontinenza lieve moderata e a seconda degli esiti degli esami potrebbe essere possibile stabilire una corretta riabilitazione degli sfinteri anali che, nella mia pratica clinica, ha un successo terapeutico nell’oltre il 90% dei pazienti.

Salve sono ormai quasi 4 mesi che soffro di alcuni sintomi vado in bagno in media 3/4 volte con feci molli e in alcuni casi presenza di muchi ed ho spesso una sensazione di dover defecare durante l'arco della giornata. ho gia fatto diverse visite specialistiche con numerose analisi. Riporto qui sotto tutti i risultati in ordine di data: Mi reco il ospedale a meta aprile per via di una discreta quantita di sangue dal retto dopo forti scariche di diarrea. esco con un referto di crisi emorragica. Premetto che e stato l'unico episodio, non ho avuto altri episodi di perdita di sangue nelle feci. Successivamente agli inizio di maggio inizio con alcune analisi: ves,prc,emocromo,got,gpt,Qpe,esame del sangue occulto (3 campioni) tutto negativo. -------------------- -Colonscopia inizio di giugno riporto qui il referto: In corrispondenza del retto distale presenza di alcune aree iperemiche erosive che si estendono in tutto il terzo distale del retto: biopsia. L’esplorazione viene condotta fino al cieco ed in tutti i tratti del colon non si riscontrano ne lesioni ulcerative ne produttive da segnalare una modica riduzione dell’altezza delle pliche interaustrali con pattern vascolare sottomucoso irregolare. Passando con l’endoscopio attraverso la valvola ileo-cecale viene esplorato anche l’ultimo tratto di ileo con aspetto macroscopico della mucosa e dei villi regolari:biopsia CONCLUSIONI:NOTE DI PROCTITE EROSIVA VEROSIMILMENTE ASPECIFICA SI CONSIGLIANO ULTERIORI ESAMI BATTERIOLOGICI -------------- ulteriori analisi dopo colonscopia (inizi di giugno) ANTI ENTAMOEBA HISTOLYTICA (negativo) Parassitologico: negativo Esame cultura feci: negativo CALPROCTEINA F.:(Negativa) : <15 mcg/g Valori di riferimento <15 15-60 >60 -------------- riporto qui i risultati dell'istologico: 1:retto 2:colon 3:ileo descrizione macroscopica: 1 due frammenti 2 alcuni frammenti 3 tre frammenti   diagnosi cito-istologica: 1 lembi di mucosa del grosso intestino sede di edema, congestione di un modesto infiltrato infiammatorio cronico della lamina propria che talora si dispone a formare follicoli linfatici. Da segnalare la presenza di un ascesso criptico e di una lieve atrofia ghiandolare non associata a deplezione mucinica. 2 lembi di mucosa del grosso intestino sede di edema e di un modesto infiltrato infiammatorio cronico linfocitario e follicolo-iperplastico della lamina propria senza caratteri di specificità. 3 lembi di mucosa ileale con normale disegno dei villi ed un follicolo linfatico iperplastico nella lamina propria. conclusione:reperto microscopico di proctite cronica indeterminata. utile follow-up ricontrollo endoscopico fra 4 mesi. ------------- ulteriori analisi (inizio luglio) -tifo, Paratifo, melitensis (negativo)  -sangue occulto 6 campioni (negativo) -ecografia del fegato (negativo) eco delle ANSE INTESTINALI( ha riscontrato solo una ridotta attivita peristaltica. -celiachia (negativo) -intolleranze alimentari (intollerante al lievito, latte, benzoati) ------------- RETTOSCOPIA effettuata a fine luglio per controllo. (fine luglio) Esito della rettoscopia: Esame condotto fino al trasversale distale. Calibro regolare. Non lesioni di rilievo. Esito della Bio in retto: Minuti frammenti di mucosa colica in parte disepitelizzata con segni di edema e lieve flogosi aspecifica ASSUMEVO 2 COMPRESSE LA MATTINA E DUE LA SERA DI PENTACOL 800 E UNA SUPPOSTA PENTACOL 500 LA SERA. LA SITUAZIONE SEMBRA MIGLIORATA MA COMUNQUE HO ALTI E BASSI E VADO COMUNQUE IN BAGNO IN MEDIA 2/3 VOLTE AL GIORNO CON FECI SPESSO MOLLI Successivamente mi sono accorto che le compresse di pentacol quando andavo in bagno erano presenti per intere nelle feci , parlando con con il mio gastroenterologo si e provato a cambiare con asacol ma senza risultato e alla fine, sostituito con Salazopyrin mattina pomeriggio e sera. A Meta ottobre ho fatto un'altra visita da un'altro specialista il quale e convinto che si tratti di un problema funzionale e non organico. Terapia con normix 7 giorni A seguire fermenti lattini e una crema rettale per le emorroidi. Al momento ho sempre alti e bassi con feci alterne molli e quasi dure con presenza di muco a volte anche di una certa quantita' Cosa ne pensa ? GRAZIE ATTENDO  UNA SUA GENTILE RISPOSTA.

Caro Signor Valentino,

dalla accurata lettera inviata posso dedurre che lei sia affetto da una proctite, che anche se aspecifica (non riconducibile ad un quadro patologico di RCU o M. di Crohn), a mio parere deve comunque essere considerata una patologia cronica. Le flogosi aspecifiche del retto (proctiti), spesso sono la conseguenza di un disturbo funzionale del colon definito Sindrome del Colon Irritabile, causa di molti sintomi tra cui le frequenti evacuazioni, emissioni di feci molli e non formate, meteorismo. Nel suo caso oltre a porre attenzione alla cura della proctite, patoogia che andrebbe monitorizzata con controlli cadenzati mediante rettoscopia o meglio la videoproctoscopia digitale, sarebbe necessario un percorso terapeutico utile al controllo del colon irritabile, percorso che dovrebbe prevedere una adeguata alimentazione e la somministrazione di alcuni fitoterapici o anche farmaci che, a medio lungo terine, portano al controllo dei sintomi.

Gentile dottore,sono una ragazza di 25anni.da circa 4 5 mesi soffro di fortissimi e quotidiani dolori addominali con meteorismo e alvo regolare..(nonostante vari medicinali e dieta ho benefici)ho fatto vari esami tra cui ecografia addominale ed esame parassitologico entrambi negativi. L unico valore alterato è la calprotectina a 230 (<50negativo). Vorrei sapere se un eventuale intolleranza(non ho fatto ancora gli esami) può determinare l aumento di questo valore? Inoltre puo trattarsi di semplice colon irritabile senza ne diarrea ne stipsi.

Cara Angela,

i valori alterati della calprotectina sono predittivi per una patologia infiammatoria del colon. Le consiglio una visita colonproctologica compoletata con la videoproctoscopia digitale al fine di una esatta valutazione diagnostica e se necessario il medico potrebbe precrivere una colonscopia con mapping bioptico del colon per svelare l’eventuale patologia infiammatoria e quindi prescrivere una adeguata terapia

Gent.mo Professore, soffro di emorroidi interne di III grado che prolasso dopo la defecazione. Da luglio si è aggiunta una ragade anale ed ho deciso di operarmi. Il proctologo mi consiglia il metodo Longo. È corretto in questi casi? Mediamente quali possono essere i tempi di recupero e quanto il dolore? Rischi alti di recidiva? Consigli alternativi? La ringrazio davvero molto se vorrà rispondermi. Cordialmente

Caro Signor Paolo,

a mio personale parere il metodo Longo non cura la patologia emorroidale ed è gravato da complicazioni anche gravi, che non ne giustificano l’applicazione. Inoltre una delle complicazioni più frequenti relative al metodo è proprio la ragade anale. Nel suo caso se la diagnosi di patologia emorroidale di III grado è corretta potrebbe giovarsi della derterializzazione doppler guidata con proctopessi e contestuale fissurectoma (asportazione della ragade anale).

Egr. Dottore, sono una donna di 53 anni, mi pongo alla sua attenzione per problemi di prolassi vari che mi affliggono da anni.Nel 1991 ho partorito in modo precipitoso e dopo 5 giorni si è presentato un rettocele, cistocele e prolasso dell'utero, ho tirato avanti 17 anni e nel 2008 sono stata operata di isterectomia (conservando le ovaie), sono stata benissimo 3 mesi poi si è ripresentata in vagina una protuberanza diagnosticata come rettocele e cistocele recidivo, ho tirato avanti 5 anni e poi sono stata operata a nov. 2013 con applicazione di reti per riformare il pavimento pelvico e sorreggere la vescica, sono stata benino 2 mesi poi di nuovo recidive e oggi mi trovo di nuovo con un ingombro vaginale e prolasso del retto.Nel referto della visita di controllo è riportato: "Fondo vaginale ben sospeso-Parete vag. ant. soffice trofia-Colpocele di II/III recidivo senza aumento del DIV e DAV-Associata defecazione ostruita. Per quanto concerne la defecazione ostruita faccio presente che è occasionale, inoltre un eco ha evidenziato una cisti acquosa nell'ovaio di sn di circa 2 cm, ma di questa hanno detto che posso stare tranquilla. Il medico che mi ha operata mi ha riproposto di fare un altro intervento per aggiungere una protesi biologica nella parete vaginale che confina con il retto e fare contemporaneamente, o in un secondo tempo, intervento sul prolasso rettale tagliando un pezzetto d'intestino. Dopo tutti questi interventi con recidive non so più cosa fare e a chi affidarmi, sono molto giù. La ringrazio se vorrà dedicarmi un pò del suo prezioso tempo per darmi una speranza di vita migliore. Grazie

Cara Signora,

è naturale che la proposta di un ulteriore intervento porti a disorientamento e sconforto. Una mia riflessione sulla sua lettera è che probabilmente di fronte alle tante recidive e sintomi, andrebbero prese in considerazione le condizioni del suo pavimento pelvico, struttura neuromuscolare, che oltre a far funzionare gli organi pelvici, li mantengono nella loro sede. In molti casi, riconosciuto il deficit funzionale e strutturale del pavimento pelvico, è possibile attuare una terapia riabilitativa allo scopo di rinforzare questa struttura, prevenire altri prolassi e, in caso di necessità, favorire il successo di interventi chirurgici di ricostruzione e di riposizionamento degli organi pelvici.

Gentile Dottore, Ho una ragade anale che mi tormenta. Ha un polipo sentinella, è la sto curando con la nitroglicerina preparazione galenica allo 0,2. Quando vado in bagno ho qualche lieve fastidio, il problema è dopo un ora si presentano dei dolori lancinanti, che sento nonostante l'antidolorifico, che persistono alcune ore poi spariscono. Premetto che non ho sanguinamento. È' normale? Sono molto prostrata, perché la situazione è invalidante. La saluto e la ringrazio.

Cara Signora,

i sintomi accusati possono far presumere che la ragade sia cronica e che purtroppo, in questo caso, la terapia medica non ha alcuna efficacia. Probabilmente per una definitiva guarigione potrebbe essere necessario un intervento chirurgico, la cui qualità ed entità dovrebbe essere valutata dopo un corretto inquadramento diagnostico. Le consiglio una visita proctologica completata con la videoproctoscoia digitale al fine di una corretta diagnosi e per un corretto percorso terapeutico.

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